“Ma il mio mistero è chiuso in me”: Monza per Puccini

A cento anni dalla sua scomparsa arriva una rassegna dedicata a Giacomo Puccini e al suo profondo legame con Monza. A promuoverla il Comitato per le celebrazioni pucciniane, composto da dieci associazioni culturali monzesi (Amici della Musica, Associazione Mnemosyne, La Casa della Poesia, Italia Nostra sezione di Monza, Associazione Monza Regale, Corale Monzese, Pro Monza, Parco Letterario Regina Margherita, Associazione Amici dei Musei, Premio Letterario Brianza), in collaborazione con il Comune di Monza e con il contributo di Fondazione della Comunità MB e di Arco Spedizioni.

Ma il mio mistero è chiuso in me” prenderà il via il 25 ottobre con “Vissi d’arte, vissi d’amore. Le grandi passioni di Giacomo Puccini“, spettacolo teatrale e musicale basato sui carteggi dell’artista in scena al teatro Binario 7 di Monza. Poi, per un mese intero in programma conferenze, concerti, spettacoli teatrali, presentazione di libri e laboratori per bambini in diversi spazi della città, tra cui la Villa reale e alcune sale civiche. Gran finale il 29 novembre con la “Messa di Gloria” in duomo.

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Puccini e Monza. Nell’autunno del 1886 da Lucca Puccini si trasferisce a Monza con la compagna Elvira, pochi mesi prima della nascita del figlio Antonio. L’alloggio al numero 8 di Borgo Milano viene trovato grazie al pittore monzese Emilio Borsa, che Puccini aveva conosciuto frequentando l’ambiente milanese degli ultimi Scapigliati. Il 20 novembre, Elvira e Giacomo sono già nella nuova casa, come testimonia una cartolina postale di Fontana, indirizzata “Al Sig. Giacomo Puccini (maestro di musica) Borgo Milano N. 8 rosso – Casa Rossi presso i signori Fossati”.

Il pittore monzese Pompeo Mariani, amico del librettista Ferdinando Fontana con cui Puccini sta lavorando a “Edgar”, sua seconda opera, contribuisce con un prestito di 100 lire per aiutare il giovane musicista prossimo a diventare padre: il denaro sarebbe servito a far fronte alle spese del trasloco nella nuova abitazione. Per racimolare un po’ di soldi, Puccini intrattiene, suonando al pianoforte, gli ospiti delle ricche famiglie nelle sontuose ville in Brianza, Elvira, invece, ricama i corredi per fanciulle di buona famiglia.

Puccini si reca spesso al Teatro Sociale (teatro costruito dall’architetto Carlo Amati nell’attuale piazza Trento e Trieste, demolito nel 1928) per strappare a qualche cantante, in pausa dalle prove, la cortesia di testare, accompagnandolo lui stesso al pianoforte, un’aria del suo “Edgar”, che verrà poi rappresentato alla Scala il 21 aprile 1889.

Al Teatro Sociale conosce il soprano monzese Gemma Bellincioni (di cui quest’anno ricorre il 160°anniversario della nascita) che diventa sua grande amica e confidente e che interpreterà nella sua lunga carriera moltissimi personaggi delle opere pucciniane.

Quell’anno e mezzo trascorso a Monza, seppur vissuto nella povertà, mangiando pane e cipolle e non avendo abbastanza legna per la stufa, resta tra i più cari nella memoria di Puccini che da quell’esperienza trae l’ispirazione per la “Bohème”. In ricordo della permanenza di Puccini in città, nel 1987, il sindaco, Rosella Panzeri, alla presenza della nipote del Maestro, Simonetta Puccini, figlia di Antonio, scoprì una lapide commemorativa, collocata sulla facciata dell’edificio di corso Milano 18.

“È davvero bello – commenta Ettore Radice, direttore artistico della rassegna – pensare che ogni volta che la Bohème, uno tra gli spettacoli teatrali e musicali più rappresentati al mondo, viene messa in scena a Tokyo, Buenos Aires, New York, Parigi, Sidney anche un frammento di Monza riluce sul palcoscenico”.

Divenuto ricco e celebre, Puccini con la sua automobile parte da Milano “per scampagnate nella verde Brianza” in compagnia degli “amici monzesi”: Pompeo Mariani, Emilio Borsa, il conte Gaetano Porro Schiaffinati e il soprano Gemma Bellincioni. Nelle sue lettere racconta spesso di questi suoi svaghi, da cui riesce a trovare l’energia necessaria per ritornare a “crear musica”.

In una delle sue ultime lettere esprime il desiderio di poter assistere al Gran Premio d’Italia del 1924 all’autodromo di Monza. Gli impegni per terminare “Turandot” e il sopraggiungere della malattia impediscono il realizzarsi di questo suo desiderio. Quegli stessi amici di Monza si ritrovano tutti a Milano nel dicembre del 1924 quando la salma del maestro arriva da Bruxelles, dove era spirato il 29 novembre.

“Un legame indissolubile quello tra Puccini e Monza che auspichiamo – conclude Radice – possa consolidarsi ancor di più in questo centesimo anniversario della sua scomparsa, facendo conoscere alle nuove generazioni di monzesi questo grande amore corrisposto”.

In foto: i promotori della rassegna durante la conferenza stampa di presentazione delle iniziative. Alle loro spalle la targa dedicata a Giacomo Puccini in corso Milano 18, a Monza.

 

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