Associazione Stefania: “Liberi, dove ci porta il vento”
Dove ci porta il vento?
Liberi, lontano, fuori e oltre i confini e le barriere, per costruire fondamentali spazi di incontro.
Il progetto “Dove ci porta il vento” ha portato alla nascita di una nuova collaborazione tra associazione Stefania e Dis-Equality aps riguardo il tempo libero delle persone con disabilità.
“Le vacanze in barca vela – spiegano da Stefania – sono state un’esperienza arricchente e stimolante per i partecipanti sia dal punto di vista esperienziale, sia da quello relazionale: un’occasione per viversi al di fuori del contesto familiare, godendo della bellezza e della libertà che solo il mare può offrire”.
Le esperienze proposte si sono sviluppate per gradi: prima una semplice visita a Trieste ospiti delle strutture di Dis-Equality Aps per vedere l’imbarcazione che poi avrebbe ospitato il gruppo, poi la partecipazione alla prima edizione di “Open bay open day”, dal 2 al 4 giugno, nella baia triestina di Sistiana, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Duino Aurisina. La rassegna, dedicata all’inclusione e all’accessibilità delle persone con disabilità per mezzo del mare, era rivolta all’ottenimento della Bandiera Lilla, vale a dire il riconoscimento di sito turistico accessibile per le persone con disabilità. Tra i 120 che hanno partecipato all’iniziativa anche Luca, Giulia, Gloria, Dario, Letizia (e i loro accompagnatori) del servizio tempo libero senza barriere di Associazione Stefania: hanno avuto la possibilità di fare esperienza diretta con il mare attraverso la vela, la canoa polinesiana, la subacquea e il canottaggio a secco. Così è successo che Letizia abbia scoperto di essere portata per il canottaggio, sfoggiando competenze e risultati che non sono passati inosservati ai tecnici della disciplina. Tutti si sono specializzati nella disciplina di canoa polinesiana.
Poi è stata la volta di una piccola crociera: il gruppo ha vissuto giorno e notte sulla barca “Desirée”, lunga venti metri e capitanata da Daniele Scarpa, medaglia d’oro alle olimpiadi di Atlanta del 1996, uno skipper e un aiuto skipper “che sono stati dei meravigliosi compagni di avventura e ci hanno reso partecipi in toto della vita in barca”, spiegano da Stefania. Il capitano ha condiviso con tutto l’equipaggio un programma di incarichi e mansioni da svolgere quotidianamente, sia individualmente sia in piccoli gruppi. Si sono preparate colazioni, si è apparecchiato e sparecchiato, si sono pulite le stoviglie e il bagno. Gloria, mentre era di turno, ha detto: “A casa non faccio così tante cose: i piatti non li ho mai lavati. Mi fai una foto, altrimenti mia mamma non ci crede?”. Ogni giorno ci si adoperava anche per l’allestimento e il riordino del pozzetto, della poppa e della coperta.
Tutti hanno vissuto l’importanza di essere parte di un gruppo mettendosi a disposizione dell’equipaggio partecipando, oltre che con grande entusiasmo per l’unicità dell’esperienza, con senso di responsabilità e adultità. Giulia durante una telefonata con la madre ha detto: “Non voglio più tornare a casa: lavoro in barca.”
“Oltre alle mansioni di routine, veleggiare in mare aperto ha consentito di scoprire tutti i numerosi passaggi che devono essere fatti per permettere una navigazione – tante piccole azioni da condividere. L’affiatamento che si è creato in pochi giorni vivendo a stretto contatto, anche costretti in spazi ridotti, è rimasto nei ricordi, nelle foto, nei racconti ricchi di emozioni. L’entusiasmo non ha risparmiato nessuno: il capitano ci ha promosso e proposto di partecipare a una nuova avventura, magari navigando per una intera settimana. Chissà: magari dove ci porta il vento”.
Il progetto è stato sostenuto anche da Fondazione della Comunità MB attraverso il bando 2023.2 dedicato al “Welfare di comunità“. Promosso da associazione Stefania, ha coinvolto in rete Dis-Equality Aps, Fondazione Stefania e Polisportiva Sole Asd.