Emergenza Ucraina Muggiò: il sostegno della comunità alle famiglie profughe
«Questo supporto è stato di vitale importanza». Altrimenti, la situazione sarebbe stata ancora più complicata: non è stata semplice la gestione dell’accoglienza di 23 nuclei provenienti dall’Ucraina in guerra. Don Maurizio Tremolada, parroco dei Santi Pietro e Paolo di Muggiò, ricapitola le attività avviate e quelle ancora in corso: l’intera comunità si è attivata per rispondere ai bisogni primari di 63 persone, di cui 26 minorenni.
L’ha fatto anche grazie al contributo che la Fondazione MB ha stanziato attraverso il fondo Emergenza Ucraina, costituito in collaborazione con Fondazione Cariplo all’indomani dello scoppio del conflitto per il sostegno di progetti di accoglienza diffusa nel territorio della provincia e ancora attivo. Con la parrocchia ha collaborato in qualità di partner l’associazione Madre della Misericordia. In rete con loro anche la Caritas, la Società San Vincenzo De Paoli, il banco di solidarietà “Noi gli Amici di Paolo”, le associazioni Polis-Lab e La Rondine, e poi ancora Afi (Associazione famiglie italiane) e il Comune di Muggiò.
«Alcune famiglie, com’è comprensibile, non vedono l’ora di tornare a casa. Altre si sono integrate molto bene e stanno maturando l’idea di restare. Grazie all’impegno dei soggetti coinvolti nella rete sono stati attivati corsi di italiano e si è lavorato per promuovere l’autonomia abitativa di alcuni nuclei, che hanno deciso di mettersi in gioco anche da un punto di vista lavorativo. Tutti i minori, poi, hanno iniziato a frequentare la scuola dell’obbligo». Il sostegno, concreto, è passato anche attraverso contributi economici, tessere prepagate per la spesa, saldo di affitti e di utenze. E anche le famiglie che ormai da mesi stanno ospitando gli ucraini hanno ricevuto un sostegno economico. «Purtroppo – conclude don Tremolada – siamo ancora in fase di emergenza: altre famiglie stanno arrivando e noi continueremo a darci da fare, mettendo in campo tutte le azioni necessarie per rispondere ai bisogni dei rifugiati ucraini».